venerdì 31 maggio 2013

TESTO INTEGRALE SULLA RAPPRESENTANZA


Pubblichiamo il testo dell'accordo sulla rappresentanza, tratto dal sito nazionale della Rete28Aprile.

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PROTOCOLLO D’INTESA


Con la presente intesa le parti intendono dare applicazione all’accordo del 28 giugno 2011, in materia di rappresentanza e rappresentatività per la stipula dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, fissando i principi ai quali ispirare la regolamentazione attuativa e le necessarie convenzioni con gli enti interessati. 

Le disposizioni della presente intesa si applicano alle Organizzazioni firmatarie e sono inscindibili in ogni parte.

RAPPRESENTANZA: RESA DELLA CGIL


Dichiarazione di Giorgio Cremaschi
dal sito nazionale della Rete28aprile


L'accordo sulla rappresentanza ora esaltato dalla Confindustria e dal governo, applica a tutto il mondo del lavoro il modello di rappresentanza costruito alla Fiat da Marchionne. La cosiddetta esigibilità degli accordi limita il diritto di sciopero e impone un regime contrattuale e aziendale dove non è ammesso il dissenso...
Si costruisce un sistema autoritario dove chi non accetta queste limitazioni non può partecipare ai tavoli di trattativa e alle elezioni delle rappresentanze, come è già accaduto alla Fiom in Fiat... Per la CGIL è semplicemente una resa... Questo accordo è la pura istituzionalizzazione delle politiche di austerità nei luoghi di lavoro... Bisogna combatterlo ...

ASSEMBLEA NAZIONALE RETE 28 APRILE

Care compagne cari compagni,


nella ultima riunione dell'esecutivo nazionale avevamo convenuto sulla necessità di convocare un grossa assemblea nazionale della Rete 28 Aprile a Roma.
Alla luce dei tempi della trattativa sulla rappresentanza, di cui ancora non abbiamo i testi... e anche per la necessità di aver più chiaro il quadro congressuale. Tenendo conto di manifestazioni già programmate (il 22 CGIL CISL UIL a Roma, il 29 giugno manifestazione nazionale a Viareggio per anniversario strage), la prima data utile è SABATO 6 LUGLIO.
Quindi tutte le compagne e i compagni sono pregati di organizzarsi per tempo per essere presenti.
L'assemblea nazionale avrà carattere politico e organizzativo e una settimana prima farò pervenire a tutt@ una sintesi dei temi e delle proposte.
Visto che abbiamo davanti un mese, c è tutto il tempo per organizzare RIUNIONI PREPARATORIE PROVINCIALI. L'esecutivo nazionale sarà parte attiva di questa preparazione.
Come molti elementi fanno supporre, quella della rete sarà la sola mozione alternativa al congresso, quindi il 6 luglio dovrà già partire la nostra campagna.
Naturalmente comunicheremo a breve la sede della assemblea.


Un grande abbraccio.
Giorgio Cremaschi

lunedì 20 maggio 2013

RECUPERARE IL LAVORO! LE AZIENDE SONO DI CHI PRODUCE!



DA: IL MANIFESTINO BLOG

E in Argentina aumentano le imprese recuperate


A differenza delle diverse esperienze di economia alternativa nate in Argentina durante il periodo della crisi dei primi anni duemila (treque, mercati solidali, mense popolari etc.), spazzate via dalla crescita degli ultimi anni, le imprese recuperate hanno resistito. La conferma di questa presenza nel tessuto economico del paese, arriva dal nuovo rapporto «Terza guida ai prodotti e servizi delle imprese recuperate e autogestite argentine», pubblicato dal ministero del lavoro argentino. I dati dimostrano non solo una permanenza di queste esperienze nella società argentina, ma anche una forte crescita. Nella prima edizione della guida nel 2005 erano state censite 87 imprese recuperate, già nel 2007 si era arrivati a 137 e in questa ultima edizione (2012) ne sono state documentate 323. In realtà, non tutte le imprese sarebbero state inserite. Spiega Franca Ventura, coordinatrice del progetto di mappatura: «Dalla fine dell'ultimo rilevamento relativo alla pubblicazione ad oggi siamo arrivati a individuarne oltre 700 imprese recuperate a livello nazionale». «Il fenomeno delle imprese recuperate ha inizio nel 2001 e nel 2002 con la crisi economica - commenta Eduardo Montes, vicepresidente dell'Unión Productiva de Empresas Autogestionadas - ma oggi che non c'è più la crisi si continuano a recuperare imprese soprattutto per la cattiva gestione degli imprenditori». Del resto sono numerosi gli imprenditori che hanno investito in fallimentari speculazioni finanziarie internazionali, a cause delle quali sono stati costretti a chiudere molte attività. Le imprese segnalate nella guida sono state suddivise in 31 categorie produttive. I settori nei quali operano il maggior numero di imprese sono il settore metallurgico, quello alimentare, il tessile e l'edilizia. Tra i prodotti maggiormente realizzati ci sono componenti industriali e manufatti pronti per la vendita. Il 60% di queste imprese opera nella provincia di Buenos Aires, soprattutto nell'area metropolitana, altre nella zona di Córdoba y Santa Fe. Queste realtà stanno permettendo a più di 25 mila persone di lavorare, come ha ricordato la Confederación Nacional de Cooperativas de Trabajo (Cnct): una novità importante, rispetto alle prime esperienze, è il coinvolgimento di imprese che hanno anche 500 lavoratori. Molte delle imprese hanno assunto la forma della cooperativa. Nella ricerca si è evidenziato che, nonostante ci siano state delle difficoltà iniziali, queste imprese hanno cominciato a mettersi in rete o a stabilire accordi con altre imprese pubbliche e private, per cercare di assicurarsi una stabilità e una sostenibilità economica. Secondo Federico Tonarelli, presidente della Federazione argentina delle cooperative di lavoratori autorganizzati (Facta), questi dieci anni di lavoro dimostrano che le imprese recuperate «sono un modello di gestione imprenditoriale in mano ai lavoratori assolutamente possibile, realizzabile, e sostenibile nel tempo». Un elemento ancora assente nelle guida e, più in generale, nel dibattito sulle esperienze di autogestione del lavoro è il tema della sostenibilità ambientale. Se si analizzano i processi produttivi e le filiere di prodotto utilizzate da diverse di queste imprese, si ritrovano spesso modalità di inquinamento tradizionali e in diversi casi modelli produttivi dannosi sia per le comunità che per i lavoratori. Una delle sfide per il futuro sarà dunque cercare di dare risposte su questo tema: l'economia pubblica deve essere capace di favorire con adeguate risorse una «conversione ecologica» della produzione, oggi impensabile se fosse soltanto a carico di queste realtà. Una conversione ecologica richiede una sensibilità particolare: per questo è importante avviare processi di informazione, inventare e sperimentare soluzioni tecnologiche che trasformino realmente la situazione esistente in ogni territorio, adottare incentivi e sostegno per la protezione ecologica. Di certo, resta poco tempo per avviare questi processi: sarà dunque fondamentale una collaborazione internazionale sempre più intensa tra lavoratori, movimenti e imprese recuperate. 


Riccardo Troisi 


[Articolo su Il manifesto 2013.05.18] 

E’ possibile scaricare la guida completa QUI.

Dossier: fabbriche recuperate Alcune persone e i redattori di Comune-info hanno avviato un gruppo di studio sulle imprese recuperate, raccoglierndo articoli, documenti, bibliografie, video. Di sicuro, le esperienze di autogestione, in Argentina come in Italia, dimostrano che mentre i padroni dipendono dai lavoratori, non è sempre vero il contrario

Cinque ragioni per occuparsi di imprese recuperate La prima buona ragione è che si tratta di una straordinaria, e forse sottovalutata, forma di ribellione al capitalismo. Se è vero che non basta, anzi non serve, valutare una forma di lotta sociale in base ai «risultati» in termini di numeri, allora è vero che il movimento delle fábricas recuperadas in Argentina è importante perché va bene oltre la constatazione che ancora oggi alcune centinaia di imprese di quel tipo sono attive (a differenza di altre forme di protesta e solidarietà diffuse nel 2001, come il trueque, i blocchi dei piqueteros, le assemblee di quartiere). Quel movimento è importante soprattutto perché ha dimostrato che qualcosa di apparentemente impossibile, ribaltare alcuni capisaldi dell’ideologia capitalista, a volte diventa realtà.




giovedì 16 maggio 2013

IL 18 DIAMO LA PAROLA A CREMASCHI: LETTERA APERTA A LANDINI



La cacciata di Giorgio Cremaschi dalla riunione degli esecutivi unitari Cgil Cisl Uil lo scorso 30 aprile, dopo avergli negato la parola, ha prodotto sconcerto, sgomento e rabbia in molti quadri sindacali. Un atto assurdo, di inaccettabile e gratuita violenza che rappresenta il segno di una progressiva e inarrestabile involuzione burocratica e antidemocratica che, colpendo Cremaschi, manda un segnale generale a tutti coloro che vorrebbero il sindacato aperto, trasparente, attraversabile da idee diverse, in sostanza a tutti coloro che continuano a rivendicare il diritto al sindacato dei lavoratori. Per queste ragioni ti chiediamo di concedere la parola a Cremaschi dal palco della nostra manifestazione del prossimo 18 maggio. Dare spazio alle parole altrove negate, senza necessariamente condividerle, sarebbe un atto importante per la nostra Organizzazione e per il ruolo che molti e molte continuano a riconoscerle.
un abbraccio



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"Il compagno Giorgio Cremaschi non ha ricevuto alcuna spiegazione né giustificazione da parte della segreteria confederale della Cgil (...) su quanto avvenuto alla riunione degli esecutivi unitari CGIL CISL UIL, quando gli fu fisicamente proibito di parlare. Per queste ragioni il compagno Giorgio Cremaschi ha inoltrato alla competente Commissione di garanzia Italia centro, una denuncia nei confronti della segreteria confederale CGIL per gravi violazioni dello Statuto. Questa denuncia è condivisa e fatta propria dall'esecutivo nazionale della Rete 28 Aprile-Opposizione CGIL".


I DELEGATI FIOM DELLA FIAT SUL PATTO SOCIALE


dal sito nazionale della RETE28APRILE


Il Comitato Direttivo Cgil riunitosi il giorno 22 aprile 2013, nell’ordine del giorno si esprime dando “un giudizio positivo sulla ripresa del confronto unitario nel sindacato e dà mandato alla Segreteria” (…) “di definire con CISL e UIL il documento unitario da varare alla riunione degli esecutivi del giorno 30 aprile” (…) “ Allo stesso modo il Comitato Direttivo della CGIL dà mandato alla Segreteria per proseguire la trattativa con Confindustria sulle nuove regole su democrazia e rappresentanza sulla base dei principi comuni fin qui definiti con CISL e UIL”. Pur riconoscendo il diritto alla rappresentanza come essenziale strumento dei lavoratori espletato attraverso l’Organizzazione Sindacale, rigettiamo l’esigibilità dei contratti, se questo è nel merito l’argomento della discussione tenutasi dal CD qualche giorno fa, scarsamente divulgata nei contenuti e negli effetti. Riteniamo grave, incoerente e dannoso inoltre, dare mandato alla Confederazione, rinunciando a rappresentarne il volano etico e sociale, oltre che la coscienza sindacale e di classe di tutte le lotte che ha portato avanti, nel presente e nel passato. La scelta fatta tre anni fa a Pomigliano, di non cedere al ricatto per ristabilire e riconquistare la democrazia e la dignità in Fabbrica, per Noi è ancora linea attualissima e generalmente condivisa da tutta la piramide organizzativa dei rappresentanti dei Metalmeccanici…. Ebbene, l’accettazione preventiva delle norme dei contratti scelti a maggioranza, va nella direzione opposta, privando del diritto costituzionale allo sciopero, da tutti Noi e da sempre rivendicato più volte come indisponibile… ma destinato, pare, anche questo, ad essere sradicato dall’organizzazione, assieme al diritto al dissenso, alla collegialità delle decisioni, alla partecipazione diretta della base, a non esserne più sostanza, espressione e fondamentale strumento di libertà al nostro interno ed all’esterno, come fondamento verso ed attraverso il quale procedere! Tanta parte di noi ed in diverse occasioni ha cercato con coerenza ed apertura di chiedere una effettiva condivisione e collegialità delle scelte; senza avere risposte. Ormai questo, di fatto è diventato con evidenza lo stato delle cose che tacitamente e prepotentemente si è radicato nell’organizzazione, determinando momenti di grave rottura coi vertici, ed evidenziando una difficoltà oggettiva ad individuare obiettivi comuni. Stiamo " cambiando" il nostro meraviglioso Statuto, ormai reso “feticcio” strumentale di una battaglia intentata pare col solo fine di creare l’ennesimo sindacato di comodo, autoreferenziale e burocratizzato… a garanzia della propria Dirigenza; e che procede progressivamente e a grandi passi verso la completa esclusione della base… quella classe operaia già da tempo distante, e delle cui scelte e dei cui bisogni i Vertici dell’Organizzazione, dovrebbero essere interpreti e promotori. Solamente Noi, Lavoratori prima, e Delegati di Fabbrica poi, siamo legittimati a poterli esprimere con cognizione di causa, non altri! Rinnegare ora questo faticoso e ancora lungo percorso, costerebbe caro a tutti, Più che se non l’avessimo intrapreso affatto. Ed il Segretario Maurizio Landini ha più volte dichiarato nelle sedi deputate, che si sarebbe dimesso piuttosto che cedere al ricatto di Pomigliano, Ciò detto ,crediamo necessario superare l’analisi funzionale alla sola critica di ricerca ai colpevoli, innanzi tutto perché non concessa dalla condizione di progressiva esasperazione in fabbrica, di cui Fiat scrive manuale; in secondo luogo, in nome della responsabilità che ci siamo assunti alla scelta della militanza; ed in ultimo (ma solo per ordine) per le condizioni di sovraesposizione di lavoratori e delegati metalmeccanici resi ulteriormente vulnerabili dalle aspettative create. Dato per assunto che ognuno di noi sta in questo posto oggi, ieri ed ancora domani perché crede in quello che la Fiom cerca di compiere, chiediamo il blocco immediato di quel tavolo che per nulla ci rappresenta. Ed ovviamente un subitaneo incontro tra tutti i delegati che riparta da Fiat ed indotto, unifichi le lotte dei vari territori. Una discussione appropriata, decisa dalla base e partecipata generalmente (piuttosto che dividendo nord e sud come in quella di oggi!), nella quale sia possibile delineare una coerente risposta alle difficoltà di Noi Lavoratori; in assenza di una giusta alternativa, occorre procedere verso un distinguo, sia al nostro interno, che nella confederazione, sia verso le altre Organizzazioni. Un distinguo che si stabilisca nei fatti e non solo nelle manifeste volontà. Perché nessuno di noi pensa di avere la soluzione in tasca, ma crediamo che la nostra risorsa è di voler insistere per trovarla insieme, la confederazione ci ha già arrecato più volte dei danni irreparabili, “ci vorranno decenni di lotte per rialzare davvero la testa…”, a partire dalle varie aperture fatte a Cisl e Uil, che hanno confuso maggiormente i lavoratori che erano vicino alla Fiom e alla stessa Cgil. i delegati e direttivi fiom: Pina Imbrenda, Maria Labriola, Silvano Fanelli, Antonio Lamorte, Domenico De Stradis, Antonio De Stefano, Marco Pigniatelli, Antonio Gravinese, Principio Di Nanni (sata Melfi e indotto), Stefania Fantauzzi, Massimo Fierro, Domenico Cappella, Leonardo Di Maio, Ernesto Marcovicchio, Michele Papadopoli (fiat Termoli) Foggia , 11 maggio 2013


venerdì 10 maggio 2013

LA DIGNITÀ DELLA POLIOLI



di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil
Rete28Aprile

Questo scritto appare in contemporanea col sito

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Vercelli – Brutta aria alla Polioli, azienda chimica che produce, oltre agli smalti per gli elettrodomestici, anche vernici e resine per le auto. Un cartello davanti al Presidio Permanente recita “RSU dove sei???”, non si sa se in polemica con una rappresentanza sindacale, monocolore Cisl, che ha svenduto parecchi diritti convinta così di poter salvare quei posti di lavoro che ora l’azienda taglia lo stesso, oppure con un’azienda che per evitare rischi ha ripagato tanta generosità mettendo in cassa integrazione, per prima, proprio la RSU. È certo però che con la RSU monopolizzata dalla Cisl, il rischio concreto è che 160 famiglie finiscano in strada senza neanche provare a lottare, perdendo pure la dignità. Di lotta, infatti, non ne parla nessuno, a meno che non sia di qualcun altro che dovrebbe farla al posto dei lavoratori.

martedì 7 maggio 2013

NO ALL'EUROPA, NO AL PATTO SOCIALE di G. Cremaschi

di Giorgio Cremaschi

dal sito nazionale

della rete28aprile



Se qualcuno davvero aveva creduto che il nuovo governo si distaccasse di qualche centimetro dal percorso segnato dal governo Monti, ora dovrebbe ammettere di essersi sbagliato. Il patetico viaggio in Europa di Enrico Letta ha dimostrato che non c'è trippa per gatti. Chi è che diceva che dobbiamo rinegoziare? Cosa poi? Quante inutili chiacchiere. Noi non abbiamo goduto neppure del parziale indulto della pena concesso a Francia e Olanda. Se rispettiamo quel rigore che ha prodotto in Italia la più grave depressione dagli anni trenta del secolo scorso, ci tolgono dalla procedura d'infrazione, cioè ci lasciano esattamente come siamo ora. E poi basta, per il resto dobbiamo fare le "riforme".(...)

lunedì 6 maggio 2013

IL NON-ALLINEAMENTO ALLINEATO DI RINALDINI




di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil 
Rete28Aprile

Questo testo viene pubblicato pressoché in contemporanea al sito nazionale della Rete28Aprile. Qui però il lettore troverà la sua versione più aggiornata e corretta.

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Dopo la cacciata di Cremaschi agli esecutivi di Cgil-Cisl e Uil, Rinaldini ha preso le sue difese. Lo ringraziamo vivamente, ma non possiamo non sottolineare tutta l’ambiguità della sua difesa. Avremmo di gran lunga preferito che Rinaldini e La Cgil che vogliamo prendessero le difese non della persona Cremaschi, ma della posizione della Rete28Aprile che a quegli esecutivi Cremaschi rappresentava. Così, invece, Rinaldini ritenendo sbagliata la censura di Cremaschi «pur non condividendo le posizioni di Giorgio» finisce in fondo per dare un colpo alla botte e uno al cerchio. Pretendere di più da Gianni Rinaldini forse non ha senso, visto che non è nuovo a questi atteggiamenti ambivalenti. Chi non ricorda, infatti, il suo NO alla controriforma prodiana delle pensioni del 2007 senza però alcuna campagna contro il Sì di Epifani? Il non-allineamento di Rinaldini, oggi come allora, è molto più allineato di quello che appare.

AGGIORNAMENTI SU COMITAL




Venerdì 26 Aprile, in Comital, si è svolta l'assemblea unificata per tutti i turni, con all’ordine del giorno i 4 “Licenziamenti”. I lavoratori intervenuti hanno espresso la diffidenza verso i Sindacati, per il loro operato in Comital. I Sindacati hanno chiesto di uscire fuori dai cancelli e scioperare, per manifestare subito e per non fare passare questo principio, che l'Azienda possa licenziare 4 persone quando e come vuole ogni 180 giorni. I lavoratori non li hanno seguiti; hanno anche sottolineato come in quest’ultimo anno nelle bacheche non c'è stato nessun comunicato rivolto ai problemi interni e agli esuberi, e non sia stata indetta un'ora di sciopero per questi lavoratori prossimamente licenziati. Però, per le questioni nazionali, sono state fatte 12 ore di sciopero.
Nei giorni precedenti la FIOM era uscita con un comunicato stampa e sui giornali locali aveva dichiarato iniziative di mobilitazione.
Ora siamo rimasti solo due lavoratori ancora coinvolti: gli altri due hanno conciliato tramite la FIOM e la UILM. In attesa della convocazione alla Direzione Territoriale del Lavoro di Torino, prevista per il 16 maggio, il giorno 2 maggio l’Azienda ha dato disposizioni di non fare entrare a lavoro i 2 lavoratori, in quanto “periodo di preavviso” in attesa del licenziamento. La cassa integrazione straordinaria scadeva il 30 aprile e il 1° maggio era festivo. Dal 2 maggio abbiamo confermato all’Azienda la nostra immediata disponibilità a lavorare, idonei e fungibili sui reparti ancora attivi. Secondo il Codice Civile, il periodo di preavviso è lavorativo; l’Azienda non ce l’ha permesso.

Dall’assemblea ad oggi non è stato affisso alcun comunicato in bacheca, in Azienda continua tranquillamente ad esserci lo straordinario e non è stata indetta nemmeno un’ora di sciopero!


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