sabato 29 giugno 2013

INTERVISTA A S. BELLAVITA: CONTRO LA DERIVA DELLA CGIL, PER UN SINDACATO CONFLITTUALE


CONTRO LA DERIVA DELLA CGIL, PER UN SINDACATO CONFLITTUALE

a cura di Anna Lami
dal blog Bandiera Rossa in movimento

In vista dell’assemblea della Rete28Aprile-Opposizione Cgil che si svolgerà sabato 28 giugno a Roma, abbiamo intervistato Sergio Bellavita, dirigente nazionale della Fiom.

E’ stato firmato l’accordo sulla rappresentanza e democrazia tra Confindustria Cgil Cisl e Uil, successivamente sottoscritto anche dall’Ugl. Il gruppo dirigente Fiom non solo non si è opposto ma ne ha dato un giudizio sostanzialmente positivo. La valutazione della Rete 28 Aprile è invece molto negativa, ci puoi argomentare i principali punti di disaccordo tra voi e la maggioranza Fiom?
E' riduttivo parlare di accordo negativo, con quell'intesa si instaura un vero e proprio regime sindacale. Un regime riservato esclusivamente al sindacalismo complice , destinato cioè, a praticare la contrattazione di restituzione, di riduzione di salari e diritti. In continuità peraltro con quanto previsto dall'accordo del 28 giugno 2011 e dall'articolo 8 di Sacconi, le deroghe cioè al Contratto ed alla legge. In sostanza serve ad applicare sul terreno sociale le politiche d'austerità. Sin da subito abbiamo parlato del giudizio positivo di Landini come della firma tecnica sul modello Marchionne, la stessa per capirci che la Cgil e settori Fiom proponevano di apporre nel 2010 a Pomigliano di fronte all'intesa separata che cancellava la Fiom dagli stabilimenti. L'accordo su rappresentanza e democrazia è appunto la piena affermazione del modello Marchionne su scala generale. Lo stesso modello autoritario e sanzionatorio che contempla solo il sindacalismo complice. E' sufficiente vedere cosa è previsto sul terreno della rappresentanza: solo le organizzazioni sindacali firmatarie e/o che piegano la testa accettando di non confliggere con l'impresa in rispetto degli accordi vigenti, hanno il diritto a presentarsi alle elezioni rsu. Così si cancella il diritto dei lavoratori ad opporsi agli accordi, a lottare cioè per migliorare le proprie condizioni. Si cancella il sindacalismo conflittuale. Se quest'accordo fosse stato sottoscritto prima del 2010, la Fiom avrebbe dovuto firmare gli accordi di Mirafiori e Pomigliano, dove, non dimentichiamolo, i lavoratori hanno votato. Hanno votato per cancellare la Fiom, per peggiorare le proprie condizioni, per uscire dal Contratto nazionale. Ecco perché il voto dei lavoratori previsto nell'accordo e che tanto viene enfatizzato, altro non è che lo strumento per legittimare il ruolo di un sindacato che sottoscrive accordi peggiorativi, è l'istituzionalizzazione del referendum come strumento per imporre la contrattazione di restituzione. Quando nel 2010 decidemmo come Fiom di non firmare l'accordo di Pomigliano, decidemmo di lottare mettendo al centro i diritti dei lavoratori, non quelli d'organizzazione. Tutti ci invitavano al realismo, ci raccomandavano di stare dentro. E' evidente che c'è un radicale cambio di linea.

giovedì 27 giugno 2013

APPELLO CONTRO IL PROTOCOLLO D'INTESA DEL 31 MAGGIO

Pubblichiamo il testo dell'appello contro l'accordo del 31 Maggio. Sotto trovate anche l'indirizzo per adesioni.

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APPELLO
Contro l’accordo del 31 maggio tra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
No al divieto di sciopero e alla privatizzazione della rappresentanza.
Subito una legge sulla democrazia sindacale
 
Definito “accordo storico”, intorno all’Intesa sulla rappresentanza sindacale tra Confindustria e CGIL CISL e UIL (e poi UGL) è calata una coltre di silenzio perché tale è la sua gravità che i firmatari intendono attuarla non volendo suscitare lo sdegno e l’opposizione di tutti coloro a cui stanno a cuore i principi della democrazia nei luoghi di lavoro.
 
Con questo accordo si mira a estendere il modello Fiat, ovverosia a scambiare il monopolio della rappresentanza dato ai sindacati firmatari con la rinuncia al diritto di sciopero e al conflitto sindacale. Confindustria − che oggi canta vittoria − vuole contratti sempre peggiori e lavoratori obbligati ad accettarli. Con l’accordo del 31 maggio si ribadisce il principio che attribuisce la titolarità negoziale ai soggetti sindacali con più voti ma si precisa che “ai fini della misurazione del voto …. varranno esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa”, ovverosia varranno solo i voti di CGIL CISL e UIL. Inoltre si afferma che si potrà procedere al “passaggio alle elezioni delle RSU … solo se definito unitariamente dalle federazioni aderenti alle Confederazioni firmatarie il presente accordo”.  Infine si prevede che “il cambiamento di appartenenza sindacale da parte di un componente la RSU ne determina la decadenza dalla carica e la sostituzione con il primo dei non eletti della lista di originaria appartenenza del sostituito”, venendo così  represso ogni dissenso anche nel sindacato.
 
Con l’accordo del 31 maggio si afferma il principio che il voto è proprio del sindacato e non dei lavoratori che lo hanno espresso, non prevedendosi neppure un diritto certo di referendum sugli accordi facendosi solo un vago riferimento a una “consultazione certificata”. In cambio dell’attribuzione esclusiva della rappresentanza, CGIL CISL e UIL hanno sottoscritto l’impegno “a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi così definiti”, formula amplissima che include ogni forma possibile di opposizione collettiva, che non prevede alcun limite massimo di durata e che non fissa neppure argini alle conseguenti sanzioni massime datoriali (rimesse ai rapporti di forza in ogni singolo contratto nazionale).
 
Noi crediamo che il diritto di organizzarsi sul posto di lavoro e di scegliere i propri rappresentanti a livello nazionale non sia delle organizzazioni sindacali ma di ciascuna donna e di ciascun uomo che lavora.  E crediamo che non possa esserci mai nessuno scambio tra la rappresentanza democratica e i diritti costituzionalmente garantiti di lottare per ottenere migliori e più dignitose condizioni di lavoro e di vita. Crediamo infine che questa materia necessiti di una legge e che non sia possibile trattarla attraverso accordi privati che escludono altre formazioni sindacali e che soprattutto non rispettano i diritti costituzionali delle lavoratrici e dei lavoratori.  Per questo chiediamo di sottoscrivere questo appello:
 
-        per far sentire la propria voce di dissenso verso un accordo che nega i principi della libera e democratica rappresentanza nei luoghi di lavoro;
-        per chiedere che sia varata dal Parlamento una legge che – inverando la sostanza dell’art. 39 della Costituzione − preveda la misurazione senza vincoli e proporzionale del consenso di tutti i lavoratori in relazione a tutte le formazioni sindacali e che - senza alcuno scambio con il diritto di sciopero, non a caso previsto dalla Costituzione all’ articolo 40 con riserva di legge per ogni sua limitazione  − riconosca la rappresentanza in relazione all’effettiva rappresentatività, indipendentemente dalla partecipazione ai tavoli negoziali e alla sottoscrizione degli accordi che comunque dovranno essere sempre definitivamente approvati dai lavoratori.
 
Invitiamo a partecipare a tutte le iniziative che saranno organizzate contro l'accordo del 31 maggio a partire dall'Assemblea pubblica che si svolgerà a Roma il 4 luglio prossimo.
 
I primi firmatari
Carlo Guglielmi (Presidente Forum Diritti/Lavoro)
Paola Palmieri (Esecutivo nazionale USB)
Giorgio Cremaschi (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Franco Russo (Forum Diritti/Lavoro)
Sergio Bellavita  (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Fabrizio Tomaselli (Esecutivo nazionale USB)
Piero Bernocchi (portavoce nazionale Confederazione COBAS)
Antonio Di Stasi (professore di Diritto del Lavoro Università delle Marche)
Alberto Lucarelli (costituzionalista)
Claudio Baldassaroni (Segretario generale SNATER)
Ugo Mattei (giurista)
Alessandra Algostino (costituzionalista)
Graziella Bastelli (COBAS Sanità Policlinico Roma)
Barbara Battista (Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego)
Massimo Betti (Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego)
Alessandro Brunetti (avvocato)
Gaetano Bucci (costituzionalista)
Fabrizio Burattini (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Maria Grazia Campari (avvocato)
Carlo Carelli (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Piero Castello (COBAS Pensionati)
Eliana Como (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Pasquale Crupi (avvocato)
Francesco De Simone (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Riccardo Faranda (avvocato)
Luigi Ficarra (avvocato)
Cristiano Fiorentini (Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego)
Paolo Grassi (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Franco Grisolia (Rete 28 Aprile nella Cgil)
Paolo Leonardi (Esecutivo nazionale confederale USB)
Bartolo Mancuso (avvocato)
Gianni Miggiano (SNATER Telecom)
Vincenzo Miliucci (Esecutivo Nazionale COBAS Lavoro Privato)
Emidia Papi (Esecutivo nazionale USB Lavoro Privato)
Licia Pera (Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego)
Francesco Rizzo (USB Ilva Taranto)
Daniela Rottoli (USB San Raffaele Milano)
Maurizio Russo (Esecutivo nazionale COBAS Pubblico Impiego)
Giovanni Russo Spena (giurista)
Paolo Sabatini (Esecutivo nazionale USB Lavoro Privato)
Arturo Salerni (avvocato)
Anna Grazia Stammati (Esecutivo Nazionale COBAS scuola)
Luciano Vasapollo (Prof. Università Sapienza Roma)
Danilo Zucchet (Coord. Reg. USB Lombardia)
Stefano Giribuola  (RSU Fiom Lear stab. Grugliasco)
Marco Arturi (Rete 28 aprile nella Cgil)
Leonardo Arnau (avvocato)
Alessandro Sandi Volk (USB Trieste)
Daniela Cortese (RSU SNATER Telecom Italia Sparkle)
Fulvio Macchi (RSU Telecom Italia Trieste)
Vincenzo Cesarano (Coord. Reg. USB F.V.G.)
Giulio Farella (Dottorando Università del Salento)
Daniele Carpine (Telecom Italia Caserta)
Stefano Di Marino (SNATER)
Willy Puglia (USB F.V.G.)
Andrea Giromella (RSU Telecom Segreteria Snater Tlc Lazio)
Pasquale Casertano ( Snater Telecom)
Leonardo De Angelis (RSU Sistemi Informativi Direttivo Filcams CGIL Roma e Lazio)
Nicoletta Cibotti (Rete 28 aprile nella Cgil)
Attilio Ratto (RSU Provincia di Genova)
Alessandra Perrotta (delegata CGIL - Provincia di Genova)
Fabrizio Dubbini  (RSU Telecom)
Emanuele Cecchinato (docente Mestre)
Stefano Bezzeccheri (Fiom ancona)
Mariangela Arizio (USB INPS)
Massimo  Carlini   (Rete28 Aprile nella CGIL)
Antonio Esposito Corcione (Telecom Avelino)
Vittorio Romano
Franco Ciammitti
Roberto Cortese (Esecutivo Nazionale USB Lavoro Privato)
Franco Zotti (RSU- Azienda Trasporti Provinciale Gorizia)
Fabio Vassallo (RSU Azienda Trasporti e Mobilità Alessandria)
Fabio Carchic (RSU Azienda Comunale Trasporti Venezia)
Francesco Ranio (RSU Azienda Comunale Trasporti Venezia)
Lorenzo Danieli (RSU Azienda Comunale Trasporti Treviso)
Efren Salvego (RSU Azienda Comunale Trasporti Treviso)
Alessio Bartolami (RSU ATAC Roma)
Fabio Rastelli (RSU ATAC Roma)
Iorio Alfredo USB, (RSU ATAC Roma)
Corrado Morale (RSU ATAC Roma)
Salvatore Sassu (RSU ATAC Roma)
Michele Pirozzi (RSU Consorzio Tranvie Provinciali Napoli)
Sabina Filardo (RSU/RLS Azienda Napoletana Mobilità)
Adolfo Vallini (RSU/RLS azienda Azienda Napoletana Mobilità)
Antonio Mazzella (RSU Ente Autonomo Volturno)
Diego Perez (RSU- Ipercoop Livorno)
Andrea Conti (RSU Unicoop Firenze)
Claudio Galantini (RSU Unicoop Firenze)
Paolo Ottavi (RSU Coop Genzano Roma).
Mirko Mercolini      (RSU  Azienda per La Mobilità Integrata Pesaro)
Riccardo Franca       (RSU  Azienda per La Mobilità Integrata Pesaro)
Tiziana Bordini (Dipendente Telecom Italia)
Maurizio Mariani (RSU Sistemi Informativi Roma)
Stefano Ulliana (insegnante scuole pubbliche italiane)
Elvio Sanguedolce (insegnante)
Stefano D’Intinosante  (Direttivo FIOM CGIL Treviso e RSU Azienda SOMEC)
Alma Rivola
Giuseppe De Marzo (ass. A Sud)
Gianni Carravetta (RSU Comune di Roma Cobas P.I.)
Franco di Liberto
Domenico Gattuso (Docente Trasporti Università Mediterranea di Reggio Calabria)
Riccardo Rossi ( Rete 28 aprile nella CGIL )
Eduardo Improta (lavoratore Telecom licenziato a seguito di un accordo sindacale non votato dai lavoratori)

mercoledì 26 giugno 2013

SULLA VERTENZA FIAT: TORNARE A LOTTARE SUL SERIO di S. Bellavita



La decisione della Fiom di presidiare per una notte lo stabilimento Fiat di Pomigliano, a seguito delle vergognose cariche della polizia contro i cassintegrati, ha suscitato in molti compagni una forte aspettativa rispetto alla possibile apertura di una nuova fase di mobilitazione concreta contro Marchionne, per la difesa degli stabilimenti e di tutta l'occupazione. Invece la scelta di abbandonare il presidio all'alba per consentire il libero accesso del primo turno ha gelato nuovamente tutte queste aspettative e procurato non poca rabbia. Eppure sarebbe stato più che legittimo organizzare un picchetto davanti a tutti i cancelli per bloccare l'inammissibile continuo ricorso al lavoro straordinario mentre ci sono centinaia di lavoratori in cassa integrazione. Per l'ennesima volta nei confronti di Fiat si mette in campo esclusivamente la rappresentazione mediatica dello sdegno, dell'indignazione e la domanda di intervento a politica e istituzioni, sottolineando contemporaneamente il grado di anomalia di Marchionne e la immancabile, purtroppo, responsabilità Fiom. Non vi è alcuna strategia per riaprire una partita, che a tratti pare compromessa, sul contrasto all'accordo della vergogna sia per chi lavora a ritmi forsennati, sia per chi è estromesso dallo stabilimento. Occorre essere coscienti del fatto che è certo necessario lavorare alla massima unità tra chi è dentro e chi è fuori dalla fabbrica, ma il vero nucleo che può sostenere la rivolta contro Fiat è quello dei lavoratori e delle lavoratrici in cassa integrazione, da Torino a Pomigliano, passando per Termini Imerese, dove un accordo sbagliato ha consentito il disimpegno di Fiat e la chiusura dello stabilimento senza prospettiva alcuna. Per tutte queste ragioni parte non piccola di delegati e delegate Fiom Fiat anzichè la manifestazione romana del prossimo 28 giugno avrebbe preferito una mobilitazione diretta a colpire Fiat laddove più forti sono i suoi interessi, negli stabilimenti chiave. Non era successo forse così con il picchetto per giorni, nel dicembre 2002, dello stabilimento Fiat di Melfi da parte degli operai di Termini Imerese? I lavoratori Lucani in larghissima parte subirono, ma due anni dopo, nel 2004, si rivoltarono a Fiat e con 21 giorni di sciopero a oltranza, costrinsero alla capitolazione l'azienda. E' questo il terreno che occorre riprendere, con urgenza"

Sergio Bellavita, portavoce Rete 28 Aprile Fiom

domenica 23 giugno 2013

RELAZIONE DI PIER LUIGI CECCARDI PRESIDENTE DI FEDERMECCANICA ALL'ASSEMBLEA GENERALE



Pubblichiamo la relazione di Pier Lugi Ceccardi, Presidente uscente di Federmeccanica, all'assemblea generale dell'associazione. In grassetto la parte riguardante il protocollo d'intesa firmato da Confindustria Cgil-Cisl-Uil. La relazione si trova sul sito nazionale di Federmeccanica.


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Autorità,

Signore e Signori,

care Colleghe e cari Colleghi,

gli anni della mia presidenza di Federmeccanica, che oggi si conclude, hanno coinciso con la più grave crisi che l’economia italiana abbia sofferto almeno a partire dalla seconda guerra mondiale.

Oggi la produzione metalmeccanica è inferiore di circa un terzo rispetto a quella realizzata prima della crisi; in Europa nessuno è stato risparmiato dai colpi della recessione ma noi siamo tra quelli che più ne hanno sofferto.

I dati del PIL nel primo trimestre sono pessimi e la nostra recente indagine congiunturale mostra il perdurare e, se possibile, l’approfondirsi della crisi che investe l’industria metalmeccanica italiana.

Le previsioni di ripresa vengono costantemente spostate in avanti di semestre in semestre ma, al momento, non si individuano segnali di mutamento della tendenza.

mercoledì 19 giugno 2013

RINALDINI SMENTISCE LO SCIOGLIMENTO MENTRE STACCHINI SCIOGLIE ANCHE LA RETE28APRILE


dal sito nazionale della rete28Aprile

Gianni Rinaldini con poche righe ha dichiarato falsa la notizia dello scioglimento dell'area La CGIL che vogliamo. Claudio Stacchini, firmandosi come coordinatore dell'area in Piemonte, annuncia invece lo scioglimento di tutte le aree, compresa la Rete dunque, come atto normale all'avvio del congresso. Tutto questo per non dire chiaramente che i dirigenti di quella area hanno deciso di fare il congresso sulle posizioni della segreteria confederale, almeno sulle questioni di fondo. Si sciolgono perché non presentano un documento alternativo, ma stanno con quello della maggioranza, mentre noi non ci sciogliamo perché il documento alternativo lo presentiamo. Questa la sostanza. Per Stacchini la nostra è una posizione precostituita, evidentemente per lui questi anni di disastro sindacale e dei lavoratori non contano... E si può stare in maggioranza con chi in questi anni ha diretto la organizzazione...auguri...

RETE28APRILE

RINALDINI E STACCHINI SULLO SCIOGLIMENTO/NON SCIOGLIMENTO DELL'AREA "LA CGIL CHE VOGLIAMO"


Pubblichiamo le dichiarazioni di Rinaldini che smentiscono lo scioglimento dell'Area La Cgil che vogliamo, e quelle di Stacchini che invece sostanzialmente lo confermano. Lasciamo al lettore giudicare se come R28A abbiamo dato notizie non vere. La nostra replica a tutto questo si trova qui.



lunedì 17 giugno 2013

SCIOLTA L'AREA "LA CGIL CHE VOGLIAMO"



Nella riunione di coordinamento nazionale della scorsa settimana è stato deciso lo scioglimento dell'area 'la CGIL che vogliamo'. L'area di minoranza congressuale da tempo era totalmente inattiva e la Rete 28 aprile si era ricostituita proprio per reagire a questa situazione... Ora la decisione di sciogliere formalmente la minoranza è coerente con la scelta di sostenere il terribile accordo sulla rappresentanza a del 31 maggio e di concordare con Susanna Camusso di fare il congresso sulla stessa posizione... Decisiva per queste scelte è stata la progressiva involuzione delle posizioni del gruppo dirigente Fiom, oramai in totale sintonia con quelle del gruppo dirigente CGIL e totalmente rientrate nel contesto politico del centrosinistra. A questo punto la nuova maggioranza che governa la CGIL è la maggioranza Camusso - Landini, alla quale intendiamo opporci con rigore e coerenza....

venerdì 14 giugno 2013

SITUAZIONE IN TNT

Lo scorso marzo la capogruppo olandese ha dato l'annuncio del piano di ristrutturazione a livello mondiale. A distanza di qualche mese è stata resa nota l'intenzione della TNT Italia di procedere alla messa in mobilità di 854 lavoratori sui 2.980 che compongono l'intero organico dell'azienda. Nonostante fosse una notizia attesa, l'entità dell'operazione è stata una brutta sorpresa per tutte le lavoratrici e i lavoratori: il piano "Deliver!" preannunciava 4.000 licenziamenti nell'intero gruppo composto da circa 80.000 dipendenti, il 5% della forza lavoro. 
In proporzione la TNT Italia taglia quasi il 30% dell'organico. Già in questi numeri è evidente la sproporzione tra ciò che ci si aspettava e quanto è stato comunicato. Per quale motivo un taglio così drastico? L'azienda porta a giustificazione l'andamento economico negativo degli ultimi tre anni e le scarse prospettive del mercato italiano. Chiederemo più dettagli su queste cifre, ma non ci sembrano tali da giustificare lontanamente una manovra di questo genere. 
TNT negli anni passati è cresciuta a due cifre macinando utili importanti. Non è la sola azienda di queste dimensioni che si trova ad affrontare la crisi economica ma è l'unica ad aver progettato una ristrutturazione di questa portata. Forse perché negli ultimi 13 anni ha cambiato lo staff dirigenziale innumerevoli volte e con esso la prospettiva strategica, aggravata dallo stallo di un anno durante il processo di mancata fusione con UPS. L'incapacità di adattare l'azienda alle mutate condizioni economiche viene oggi accollata ai lavoratori che pagano il prezzo di colpe che non hanno (come accade sempre in questi casi!). 
Il metodo unilaterale scelto dall'azienda nell'annuncio della messa in mobilità sconfessa un accordo firmato solo due mesi fa che prevedeva un passaggio di informazione e valutazione degli eventuali piani di ristrutturazione e porta la TNT allo scontro frontale con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali. 
Nel merito, l'enormità delle mobilità proposte nasconde un quadro ancora più preoccupante sul futuro di questa azienda: la prospettata concentrazione su nicchie di mercato e di clienti "profittevoli" non garantisce alcun risultato positivo e sembra mostrare di nuovo una grande confusione strategica. Non è illogico pensare che tempo un anno saremo punto e a capo. A meno che……? A meno che le strategie reali siano altre e al momento sconosciute ai più. A noi in questo momento non interessa né la dietrologia, tanto meno la futurologia. Attendiamo l'azienda al tavolo delle trattative per capire se effettivamente ha la volontà di salvare la TNT e i posti di lavoro a rischio oppure se ritiene di aver già succhiato tutto il sangue disponibile. Per quanto riguarda le RSA FILT-CGIL c'è unanimità di intenti per fare qualsiasi cosa per impedire che si compia questo ennesimo delitto.

giovedì 13 giugno 2013

IL PROTOCOLLO ANTI-FIOM




di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil Rete28Aprile
questo articolo appare in contemporanea al sito Radio Fabbrica


L’accordo tanto atteso e temuto sulla rappresentanza sindacale, è stato infine siglato da Cgil-Cisl-Uil e Confindustria, Venerdì 31 Maggio 2013. Data storica ha sentenziato la stampa padronale. Storico accordo le han fatto eco Governo e vertici confederali. Un trionfo per tutti insomma, ma come l’esperienza insegna, quando tutti sorridono, a piangere saranno solo i lavoratori. Infatti, storicamente, non abbiamo mai fatto il benché minimo passo in avanti senza lotta e mobilitazione. Perciò, senza alcun mandato dei lavoratori a trattare, senza uno straccio di sciopero per conquistarlo, l’accordo sulla rappresentanza è inequivocabilmente fuori dalla nostra Storia, perché entra di diritto nelle pagine memorabili di quella dei padroni.

martedì 11 giugno 2013

CREMASCHI INTERVIENE A MONTESILVANO AL 1° CONGRESSO USB



Il congresso è avvenuto l'8 Giugno 2013.

NO AL PATTO SOCIALE - COMUNICATO RSU OERLIKON GRAZIANO - RIVOLI (TORINO)


Come Rsu Fiom dello stabilimento Oerlikon Graziano di Rivoli (TO) esprimiamo un giudizio totalmente negativo dell’accordo sulla rappresentanza stipulato il 31 maggio scorso. Si tratta di un’intesa che riteniamo inaccettabile nei contenuti ma anche per via del metodo con il quale è stata raggiunta, vale a dire senza discussione né consultazione con i lavoratori. Curioso davvero, per un accordo che pretende di fissare le regole in tema di rappresentanza e di democrazia sindacale.

lunedì 10 giugno 2013

L'ACCORDO SULLA RAPPRESENTANZA VISTO DA FIM E UILM


Pubblichiamo le dichiarazioni di Fim e Uilm sul Procollo d'intesa in materia di rappresentanza siglato il 31 Maggio 2013 da Cgil-Csil-Uil e Confindustria. Dicono più di tante chiacchiere sui pro e sui contro, sui passi avanti o indietro. Naturalmente Fim e Uilm potrebbero anche mentire, quante volte abbiamo visto sconfitte cocenti spacciate da vittorie epocali da parte dei gruppi dirigenti? Ma questa volta Fim e Uilm non hanno bisogno di mentire, perché non sono loro che hanno cambiato idea. Per capirlo basta confrontare queste loro dichiarazioni con l'analisi critica dell'accordo del 28 Giugno 2011 pubblicata a suo tempo da quella specie di Fiom allargata all'intera Cgil che è l'Area La Cgil che vogliamo. La scheda sull'accordo del 28 Giugno potete scaricarla qui.   

domenica 9 giugno 2013

LIBERAZIONE INTERVISTA CREMASCHI



Questa intervista è stata fatta da Liberazione il 7 Giugno 2013 e riportata dal sito nazionale della Rete28Aprile.

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Cremaschi: «Sanzioni per chi sciopera. E la Fiom è d'accordo»

Il leader di Rete 28 Aprile spara a zero sull'accordo sulla rappresentanza sindacale nel settore privato

Giorgio Cremaschi, leader di Rete 28 Aprile (minoranza Cgil). L'accordo sulla rappresentanza sindacale nel settore privato firmato da Cgil Cisl Uil con Confindustria è stato definito “storico” perché colma - bene o male, a seconda dei punti di vista - quel vuoto di regole che negli anni recenti ha consentito alle imprese di scegliersi i propri interlocutori. Sei d'accordo?


sabato 8 giugno 2013

DAL MURO CONTRO MURO AL PROTOCOLLO D'INTESA?

Di Lorenzo Mortara


L’accettazione da parte della Fiom del Protocollo d’intesa che la fa rientrare al tavolo delle trattative al prezzo di pesanti limitazioni del diritto di sciopero qualora si trovi in minoranza, è stata accolta dai lavoratori meno attenti e più distratti come l’unica strada percorribile da Landini. Il muro contro muro non ha funzionato, dicono costoro, facilitati in un simile giudizio dalla propaganda burocratica che ripete suppergiù la stessa solfa, senza che questi lavoratori si rendano conto di quanto pesi, nell’autonomia del loro giudizio, una simile litania.

giovedì 6 giugno 2013

RIUNIONE NAZIONALE DELLA RETE 28 APRILE

Care/i compagne/i,

come è noto venerdì 31 maggio Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto con Confindustria un'intesa relativa alla questione della rappresentanza e a quella della "esigibilità" dei contratti e degli accordi.
Per approfondirne e discuterne i contenuti, la Rete 28 aprile - Opposizione Cgil di Roma e del Lazioorganizza un seminario per mercoledì 12 giugno alle ore 16,30 nella saletta della FLC Cgil di Roma e del Lazio (via Buonarroti, 12 - 4° piano).
Il seminario è aperto a tutte/i le/i iscritte/i Cgil interessate/i.

Cari saluti.

martedì 4 giugno 2013

IL SOLE 24 ORE E L'ACCORDO ANTIFIOM



Riportiamo questo articolo del Sole24ore in cui si confermano i sospetti di chiunque abbia letto il testo sulla rappresentanza con un minimo di malizia padronale nel cervello. Innanzitutto, in questa intervista si conferma che per gli industriali questo accordo è fatto solo per arginare la Fiom, non per farle fare un passo avanti. Infatti, come nel 1993 la nascita della RSU con la quota di un terzo a tutela degli apparati Confederali, venne definita dall’arcipelago extraconfederale la legge anticobas, così pressapoco questo accordo può essere definito come la legge antifiom, col non piccolo particolare che, a differenza dell’altro, questo ha tra i sostenitori proprio la Fiom di Landini. Infatti, per il vicepresidente di Confindustria, in caso di disaccordi sulla piattaforma, varrà quella della maggioranza delle organizzazioni, ovvero quella di Fim e Uilm, che saranno in maggioranza 2-1 sulla Fiom come prima. Se a questo si aggiunge che Fim e Uilm saranno anche in maggioranza per decidere come consultare i lavoratori, il gioco è fatto. La fiom ritorna ma come cagnolino al seguito dei padroni oppure come inutile ribelle immobilizzato... (L.M)



lunedì 3 giugno 2013

Mercoledì 5 giugno riunione della R28A di Torino sull'accordo sulla RAPPRESENTANZA


Cari compag*, oltre ad invitarvi a leggere il testo del presidente del forum LAVORO E DIRITTI, vi comunico che mercoledì dalle 16,30 in CGIL, sala Pugno, faremo un incontro come Rete 28 Aprile torinese per discutere dell'accordo sulla rappresentanza. Tengo a precisare (non dovrebbe essercene bisogno), che TUTTE le riunioni pubbliche in CGIL sono aperte, e venire per sentire opinioni e valutazioni non omologate, o meglio ancora ERETICHE, nel suo significato originale di "cercatori di verità", non vuol dire aderire ad un'area programmatica. Penso che ognuno di noi debba ragionare, dopo questo accordo, su cosa sarà il futuro dei rapporti sindacali in Italia; ma sopratutto, perché ognuno di noi è prima di tutto un lavoratore, cosa comporterà per il proprio posto di lavoro. In Poste Italiane, sarà un arretramento, di cui non riesco neppure a vederne i termini con chiarezza; io non ho la faccia da culo sufficiente per spiegare ai colleghi, che d'ora in poi non potranno più votare e eleggere RSU dei sindacati di base. Scusate forse sarò retorica, o più semplicemente anacronistica, ma per me la democrazia e l'efficacia sindacale, la misuro anche dal poter guardare con dignità e tranquillità, tutti i colleghi. 


Vi invito quindi a partecipare alla riunione di mercoledì, e vi ringrazio della vostra pazienza.


Delia







LETTERA APERTA A MAURIZIO LANDINI di Carlo Guglielmi.



Caro Landini, hai commentato l’accordo interconfederale del 31 maggio sulla rappresentanza dal sito della tua organizzazione (e poi ribadito nell’intervista rilasciata sabato al Manifesto) giudicandolo “positivo e importante… un passo avanti in materia … di democrazia nei luoghi di lavoro” che riconosce “il valore delle nostre lotte” e che “parla alla politica perché risolve…quella che è una crisi generale della rappresentanza”. Ed invece - interrogato sui “problemi che restano aperti” - l’unico limite che hai identificato è che il patto “non risolve il problema della Fiat”, ed è “proprio per questo necessario arrivare comunque ad una legge” che evidentemente speri possa ricalcare i medesimi contenuti dell’accordo. 
Ed allora vediamo quali sono questi contenuti. Nell’accordo del 31 maggio si poggia la rappresentatività sindacale su due gambe: le “iscrizioni certificate” e “il dato elettorale” nelle elezioni per le Rsu. Le “iscrizioni certificate” sono le “deleghe” ovverosia le trattenute sindacali operate dai datori di lavoro, di cui - dopo gli sciagurati referendum del 1995 - solo i sindacati firmatari di contratto (sostanzialmente Cgil Cisl e Uil) hanno diritto. E davvero non credo che proprio tu possa ritenere che l’esclusione dalla possibilità di rappresentare i lavoratori dei sindacati che non hanno firmato il contratto nazionale sia “un passo avanti in materia… di democrazia nei luoghi di lavoro”. Ma ancora più rilevante è l’analisi della seconda gamba, ovverosia “il dato elettorale” nelle elezioni per le Rsu . Ed infatti in base all’accordo del 31 maggio nei posti di lavoro (di certo prevalenti) ove i lavoratori già oggi non votano per eleggere i propri rappresentanti si potrà procedere al “passaggio alle elezioni delle Rsu ….solo se definito unitariamente dalle federazioni aderenti alle Confederazioni firmatarie il presente accordo” con pesantissimo arretramento rispetto al protocollo del 1993 che prevedeva il potere di impulso a qualsiasi sindacato raccogliesse il 5% delle firme dei lavoratori e aderisse alle procedure elettorali di cui al protocollo stesso.Con il patto del 31 maggio il diritto di scelta dei propri rappresentati non è più neppure formalmente dei lavoratori ma diviene una facoltà di Cgil, Cisl e Uil azionabile discrezionalmente a seconda delle convenienze azienda per azienda. Insomma, quand’anche la Fiat rientrasse in Confindustria, comunque senza il consenso di Fim e Uilm e Federmeccanica i lavoratori non potrebbero votare. Ma addirittura stupefacente è la successiva previsione contenuta nell’accordo del 31 maggio per cui comunque - laddove le elezioni delle Rsu invece si terranno - “ai fini della misurazione del voto espresso da lavoratrici e lavoratori nella elezione della Rappresentanza Sindacale Unitaria varranno esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa”. 
Insomma - dato che tu stesso additi le regole dell’accordo di venerdì scorso “alla politica” come strumento per “risolve(re)…quella che è una crisi generale della rappresentanza” - è come se consigliassi all’omologo governo di larghe intese di fare una riforma elettorale che dica che il cittadino può scegliere il partito che vuole ma poi, per la distribuzione dei seggi in Parlamento, varranno esclusivamente le tessere e i voti espressi per i soli partiti aderenti alla maggioranza che sostiene il Governo Letta-Alfano, realizzando un sistema quanto meno”protetto” cioè autoritario. 
Ed ancora più stupefacente è che, alla domanda sui limiti dell’accordo, tu abbia del tutto omesso di riferire come per te (e per la tua organizzazione) sia almeno un “problema” il fatto che l’accordo del 31 maggio non solo prevede “l’impegno... a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi” ma che ad esso si aggiunge il rinvio ai contratti di categoria per identificare “le conseguenze di eventuali inadempimenti”. E così il patto del 31 maggio ha fatto cadere persino la davvero minimale clausola di garanzia contenuta nell’accordo del 28 giugno 2011 che quanto meno imponeva che le sanzioni riguardassero “non i singoli lavoratori” avendo invece da oggi i contratti nazionali facoltà di colpirli qualora vogliano mettere in campo “iniziative di contrasto” (come subito rilevato dal vicepresidente di Confindustria Dolcetta sul Sole 24 ore del 2 giugno). Insomma forse per qualche giorno la tua personale credibilità e quella della tua organizzazione potranno impedire ai più di comprendere appieno i contenuti dell’accordo e quindi prendere per buona la tua affermazione per cui l’accordo del 3 maggio “riconosce il valore delle nostre lotte”. Ma il punto è che quando dici “nostre” non puoi fare riferimento solo al gruppo dirigente nazionale che ti sostiene e neppure alla sola Fiom ma lo devi fare al ben più ampio movimento di cittadini, studiosi, personalità pubbliche, associazioni, partiti e altri sindacati che con te si sono attivati e battuti. Ti ricordo allora che le “nostre” lotte non erano per sostituire la regola dell’art. 19 dello Statuto per cui può rappresentare i lavoratori solo chi firma il contratto con la nuova regola del 31 maggio per cui possono rappresentare i lavoratori solo Cgil Cisl e Uil. Le “nostre” lotte non erano solo per ottenere il doverosissimo reingresso della Fiom ai tavoli della contrattazione e nella pienezza dell’agibilità sindacale (trattenute, diritto di assemblea eccetera) in cambio della rinunzia al conflitto sindacale e giudiziario. Le “nostre” lotte erano per l’esatto contrario: un nuovo protagonismo conflittuale e democratico dei cittadini al lavoro. E già da sabato e domenica sono iniziate sia a Roma che a Milano contestazioni spontanee che presumibilmente non tarderanno molto ad estendersi via via che si sarà compreso il contenuto del patto del 31 maggio. Credo quindi tu abbia oggi tre scelte davanti a te da prendere molto rapidamente. La prima è dire che il tuo giudizio positivo atteneva alla scelta di contare voti e tessere ma che non approverai mai nessun accordo e nessuna legge che non prevederanno il diritto universale dei lavoratori di votare e il corrispondente dovere di contare voti e tessere di tutti i lavoratori senza alcuno scambio con il diritto al conflitto, continuando così ad essere uno dei protagonisti assoluti della battaglia per la democrazia sul posto di lavoro. La seconda scelta è dire la verità sui disastrosi contenuti dell’accordo del 31 maggio e provare a spiegare la tua posizione per tentare di tenere unito un filo di confronto con i moltissimi che hanno guardato alla Fiom e a te personalmente con speranza e fiducia e che ora si sentono abbandonati e delusi. La terza scelta è continuare a sostenere che l’accordo del 31 maggio sia “positivo e importante… un passo avanti in materia …di democrazia nei luoghi di lavoro” da generalizzare per legge, diventando così tu di fatto un vero e proprio ostacolo (forse il maggiore) sulla strada della democrazia del lavoro in questo paese. Nella sincera speranza tu voglia scegliere la prima strada, ti invio un cordiale saluto 
Roma, 3.6.2013 
Carlo Guglielmi, Presidente del Forum Diritti Lavoro

domenica 2 giugno 2013

VISIONI A CONFRONTO: LANDINI E BELLAVITA SULL'ACCORDO SULLA RAPPRESENTANZA


Riportiamo i due giudizi in netta antitesi di Landini e Bellavita
sull'accordo sulla rappresentanza

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Rappresentanza. Landini (Fiom): "Giudizio positivo sull'accordo interconfederale. Ora si applichi a partire dai metalmeccanici" (...)

Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha rilasciato la seguente dichiarazione.



sabato 1 giugno 2013

LA COMPLICITÀ SINDACALE E LA CONTRORIFORMA DELLA COSTITUZIONE


di Giorgio Cremaschi
dal sito nazionale della Rete28Aprile



Quando ho cominciato a fare il sindacalista negli anni 70 del secolo scorso, dopo ogni accordo sindacale la prima cosa che chiedevano i lavoratori in assemblea era: ma il padrone lo applicherà?
Allora in genere si facevano accordi che miglioravano la condizione delle persone, e la prima preoccupazione era quella di non dover fare troppi scioperi anche per ottenere l'applicazione della intensa appena conquistata.
Oggi la piena "esigibilità" degli accordi viene vantata dal presidente della Confindustria come il maggior pregio dell'accordo sulla rappresentanza appena sottoscritto con CGIL CISL UIL.
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