sabato 27 aprile 2013

COMDATA: PRECARI CONDANNATI A PAGARE


dal Manifesto del 23 Aprile

TAGLIO BASSO - CALL CENTER -
IN QUATTRO AVEVANO FATTO CAUSA AL COLOSSO COMDATA


Precari condannati a pagare 
la sentenza scandalo a Torino


DI MA. RAV. - TORINO

«Quattromila euro di spese legali vi sembrano pochi?», si chiede Salvatore, assunto nel 2007 nella sede torinese del colosso dei call center Comdata. Prende fiato, poi racconta la sua storia: «Guadagno poco più di mille euro al mese, la mia mansione non corrisponde al livello professionale, che è inferiore rispetto ai compiti da customer care e rispetto a quanto riporta il contratto nazionale delle telecomunicazioni. Mi occupo, in particolare, di reclami istituzionali, svolgo attività di analisi e verifica. L'azienda di adeguamenti non ne vuole sapere, lo ha detto anche ai sindacati. Così, ho deciso insieme ad altri colleghi, dopo anni di onorato servizio, di fare causa alla società, ma il giudice del Lavoro ha respinto le nostre istanze. E per di più ci ha condannato al pagamento di una cifra pari a quattro miei stipendi. Significa stroncarmi».

Salvatore è uno dei tre lavoratori condannati dal Tribunale del Lavoro di Torino: due avevano chiesto un adeguamento e un altro aveva richiesto il reintegro, dopo due anni di contratti di somministrazione. «In un incontro avuto nel febbraio dello scorso anno con le Rsu e le organizzazioni sindacali, l'azienda aveva escluso qualsiasi forma di accordo che venisse incontro alle nostre richieste e che avrebbe potuto evitare il ricorso legale», spiega Vincenzo Graziano, dipendente Comdata e sindacalista della Cub, che insieme a San Precario segue il Collettivo di lavoratori.

«Quattromila euro è una cifra che non ha precedenti nelle cause di lavoro in questo Paese», ripetono i lavoratori . Alberto è uno di quelli a cui la vertenza, dopo le condanne dei tre colleghi, è stata messa in stand-by, lavora nella commessa Eni. «Offriamo un servizio sociale indispensabile, ci occupiamo di gas, luce e acqua. Di perdere una causa lo metti in conto, ma una cifra tale da pagare no. La sentenza ha un carattere politico, intimidatorio».

Nella sede Comdata di Torino lavorano 450 dipendenti da quasi 10 anni e l'età media è superiore ai trent'anni, con incarichi anche di elevata professionalità, non corrispondente allo stereotipo del lavoratore di call center, che lo vorrebbe giovanissimo e in attesa di altra collocazione. «Comdata come molte altre aziende del settore - sottolinea Graziano - non è una boita da sottoscala, ma una società con dimensioni e fatturati da diverse centinaia di milioni di euro. Il gruppo Comdata ha 19 sedi operative sparse sul territorio nazionale, continentale, di recente ha aperto una sede a Buenos Aires e il fatturato per il 2010-2011 è stato di 259 milioni di euro. Non regge il motivo della condanna dovuta al fatto che le richieste di adeguamenti avrebbero messo in difficoltà il gruppo».

Anche Gianluca aveva fatto ricorso, lavora dal 2005 in Comdata, dal 2007 alla commessa Eni. «Il customer care è un servizio di assistenza al cliente, un lavoro un tempo svolto dalle stesse aziende poi esternalizzato, tagliando anche sportelli al pubblico. Come addetti dobbiamo avere competenze tecniche e amministrative, non forniamo solo informazioni».

1 commento:

  1. Evidentemente la legge è uguale per tutti ma nessuno ha colpa se non tutti sono uguali di fronte alla legge. Come nel caso dei precari: se è con questo tipo di contratti che il governicchio del tiraccampa' spera di avviare la ripresa economica è meglio che si svegli prima di piombare nel baratro.

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