mercoledì 19 giugno 2013

RINALDINI E STACCHINI SULLO SCIOGLIMENTO/NON SCIOGLIMENTO DELL'AREA "LA CGIL CHE VOGLIAMO"


Pubblichiamo le dichiarazioni di Rinaldini che smentiscono lo scioglimento dell'Area La Cgil che vogliamo, e quelle di Stacchini che invece sostanzialmente lo confermano. Lasciamo al lettore giudicare se come R28A abbiamo dato notizie non vere. La nostra replica a tutto questo si trova qui.





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Dichiarazione di Gianni Rinaldini
coordinatore Nazionale de La CGIL che Vogliamo.



È totalmente priva di fondamento la notizia, circolata recentemente in rete, sullo scioglimento dell'Area Programmatica La CGIL che Vogliamo, area, com'è noto, costituitasi nel Direttivo Nazionale eletto dal XVI Congresso della CGIL, a seguito della presentazione al Congresso stesso del documento alternativo.


18-06-2013


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CLAUDIO STACCHINI

SUL CONGRESSO L’AREA “LA CGIL CHE VOGLIAMO” CHIEDE UNA DISCUSSIONE LIBERA E PLURALE, PER RINNOVARE LA CGIL E PER SCEGLIERE, CON TUTTI GLI ISCRITTI, LE BATTAGLIE DI CUI ESSERE PROTAGONISTI NEI PROSSIMI ANNI.

Giovedì 13 giugno si è riunito il Coordinamento Nazionale dell’AREA “La cgil che vogliamo” per avviare la discussione sul Congresso che si terrà per la Cgil nel 2014. Con la partenza del percorso congressuale, come sempre è avvenuto, tutte le Aree Congressuali si sciolgono. Questo accadrà per noi come per le altre Aree che si sono costituite dopo il congresso del 2010, per permettere, almeno nelle intenzioni, di dare vita ad un congresso libero e plurale in Cgil. Storicamente le uniche aree o correnti che non si scioglievano ai congressi della cgil erano le “componenti” che facevano riferimento ai partiti della sinistra e che per quella ragione di “dipendenza” dalla politica sopravvivevano ai congressi del Sindacato.


Con il Direttivo Nazionale della CGIL che si terrà il prossimo luglio inizia il percorso congressuale. In quella sede verranno formate le Commissioni Congressuali sulla parte politica e sulle regole che definiranno percorso e contenuti della discussione a cui saranno chiamati tutti gli iscritti e le iscritte della CGIL.

Si comincerà con la definizione delle regole. Riteniamo, come rivendicato alla riunione dei Segretari Nazionali e Regionali in preparazione del Direttivo da Rinaldini per l'Area e da Landini per la Fiom, decisiva la trasparenza in tutte le operazioni, dal dibattito al voto, nonché regole certe ed esigibili che garantiscano la rappresentanza di tutte le opinioni che si manifesteranno al congresso.

Elementi, questi, che non possono essere lasciati alla discrezionalità di chi governa la Cgil.


La Commissione Politica avrà il compito di preparare il Documento Politico. La Segretaria Nazionale ha proposto di definire un documento composto da:

• una parte di premessa generale introduttiva condivisa da tutta la Cgil

• 10 proposte/obiettivi sindacali prioritari per la Cgil.
Un documento di questo tipo, nelle intenzioni della segreteria, permetterebbe una discussione aperta e libera oltre gli schieramenti congressuali tradizionali, con emendamenti e mozioni anche alternative sui singoli punti, promosse dall’alto e dal basso e cioè dagli organismi nazionali di categoria, come anche dalle camere del lavoro territoriali e dagli iscritti alla cgil.
Si tratterebbe di una positiva novità che permetterebbe, su ogni obiettivo, libertà di giudizio ed una discussione, quindi, non ingessata, come avvenuto nei precedenti congressi.
Questa sarebbe una novità importante, per una CGIL che nel corso di questi anni non è riuscita ad impedire l’arretramento sin qui registrato.

Come AREA “La cgil che vogliamo” parteciperemo, come deciso al coordinamento nazionale, alla discussione sul documento congressuale con l’obiettivo di riaprire la battaglia per riconquistare i diritti persi sul terreno dei Contratti Nazionali, delle Pensioni e del Salario, innanzitutto cancellando l’Art.8 sulle deroghe, e per portare il Congresso fuori dai confini della CGIL e dei suoi gruppi dirigenti.

Bisogna ricostruire un rapporto forte e continuativo con gli iscritti per farli pesare di più sulle scelte della Cgil, bisogna coinvolgere i giovani ed i precari anche con strumenti nuovi nella battaglia contro la precarietà come il “Reddito di Cittadinanza” e riaprire una forte campagna di sindacalizzazione sui luoghi di lavoro.

L’accordo sulla democrazia e sulla rappresentanza con i suoi pregi ed i suoi limiti (soprattutto sui rinvii alle categorie), rappresenta un importante passo avanti, ma riteniamo indispensabile la Legge del Parlamento che sancisca questi diritti in tutti i luoghi di lavoro.

Parteciperemo alla discussione preparatoria sul Congresso con questi obiettivi, per far valere le battaglie di questi anni e per costruire e puntare ad ottenere, con il consenso dei lavoratori, equilibri più avanzati che spingano ad un forte rinnovamento della Cgil.
Se questo avverrà e se le nuove regole garantiranno il pluralismo potremmo dire che l’AREA de “La Cgil che vogliamo” ha svolto il suo compito nel modo migliore e dopo il congresso potremmo dare vita a nuove esperienze di confronto e discussione oltre i confini dell’Area Congressuale. Se invece questo non accadrà allora decideremo insieme a tutti i compagni e a tutte le compagne come
organizzare le nostre battaglie per cambiare e rinnovare la Cgil.

Con l’avvio del percorso congressuale, come già detto, tutte le Aree Congressuali si scioglieranno, il problema che si porrà è se, finito il congresso, le Aree si ricostituiranno oppure no.

C'è chi pensa vi siano solo 2 strade obbligate: o fare del Congresso l’occasione per la “spartizione” di posti con la maggioranza, oppure quella di presentare un documento alternativo (non sappiamo ancora a cosa visto che non c’è ancora nessun documento).

Entrambe le scelte sono per noi un errore.

Serve aprire un confronto vero con tutta la Cgil chiedendo agli iscritti di scegliere su obiettivi e proposte anche diverse, su alternative concrete, in modo da riscrivere la piattaforma sindacale dei prossimi anni. Questa è la sfida per chi, invece di limitarsi a proclamare le sue differenze, o accontentarsi di contrattare la presenza nei gruppi dirigenti, vuole, invece, provare a cambiare davvero.

La nostra AREA in questi anni è stata tra i protagonisti delle battaglie più importanti contro le grandi opere e contro la TAV, per il referendum contro la manomissione dell’articolo 18 e per la cancellazione dell’articolo 8, contro le deroghe ai contratti ed alle leggi concesse da alcuni Contratti Nazionali (Bancari, Ferrovieri e telecomunicazioni), cosi come nelle battaglie in difesa dei diritti nei Call-Center, alla Telecom, nelle aziende metalmeccaniche, come al Comune di Torino sui servizi educativi. Questa esperienza ora vogliamo che conti, nella discussione e sulle scelte che la Cgil dovrà fare.


Torino, 18 giugno 2013

Claudio STACCHINI

Coordinatore de La Cgil che vogliamo del Piemonte

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