Pubblichiamo dei campioni degli ordini del giorno che abbiamo presentato nei vari congressi del Piemonte. Qui di seguito trovate quello contro la privatizzazione delle poste. In certe zone, come a Vercelli, ha ottenuto quasi il 50% tra voti a favore e astenuti. È un buon segnale per le nostre idee...
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Il
Congresso ************* della Cgil, esprime radicale contrarietà al progetto di
privatizzazione di Poste Italiane.
L’operazione
annunciata, nelle scorse settimane, prevede nell’immediato, la
messa sul mercato del 40% del capitale, quota di per sé già molto
elevata, ma questo non è che il preludio verso la definitiva perdita
del controllo pubblico.
Prosegue
così, nel nostro paese, l’opera di sistematico smantellamento di
quello che rimane della proprietà pubblica di beni, servizi ed
attività produttive.
Si
fa, insomma, l’esatto contrario di quello che si dovrebbe fare, per
tentare un’uscita dalla crisi che non determini un massacro
sociale, obiettivo per il raggiungimento del quale è sempre più
evidente la necessità di un rafforzamento dell’intervento pubblico
nell’economia. Si intensificano invece quelle stesse politiche e
ricette economiche, funzionali all’interesse esclusivo del
capitale.
La
vendita del 40% di Poste dovrebbe portare ad un’entrata di circa 4
miliardi di euro a fronte di un debito che a novembre ha raggiunto i
2.100 miliardi. In compenso, svendendo l’ennesimo gioiello di
famiglia, lo Stato si priverebbe di entrate che si attestano attorno
ai 400 milioni annui.
Con
la privatizzazione delle poste si andrà verso un progressivo
smantellamento dell’universalità del servizio postale, si
ridimensionerà la rete sportelli, peggiorerà il servizio per le
fasce popolari di clientela, si innalzeranno prezzi e tariffe, verrà
sferrato un nuovo attacco ai livelli occupazionali ed ai diritti
normativi e salariali dei lavoratori postali. In cambio si avranno
(forse) qualche posto in CdA per qualche sindacato.
La
privatizzazione di Poste Italiane coinvolge BancoPosta e le
controllate PosteVita, PosteAssicura ecc. Anzi, poiché quelle
finanziarie sono le attività di gran lunga più remunerative del
Gruppo è del tutto evidente che saranno proprio loro il potenziale
oggetto del desiderio degli investitori privati.
L’ultima
significativa presenza pubblica nel settore della raccolta e della
gestione del risparmio dei cittadini e nelle attività
bancario-assicurative sta per essere ceduta ai privati. Un nuovo,
doppio e clamoroso, regalo ai banchieri ed alle tecnocrazie
finanziarie.
La
privatizzazione di Poste Italiane, muterebbe la natura stessa degli
oltre 230 miliardi di euro di risparmi dei cittadini che oggi godono
di garanzia pubblica e vengono convogliati verso Cassa Depositi e
Prestiti di cui il Ministero dell’Economia detiene tuttora circa
l’80% del capitale. La perdita della connotazione pubblica del suo
canale di raccolta renderebbe irreversibile il processo di
snaturamento del ruolo pubblico della Cassa, orientandone
definitivamente le attività al servizio del capitale privato e del
mercato.
Di
fronte ad eventi di simile portata, occorre superare il senso di
impotenza alla quale sembrano condannarci gli attuali rapporti di
forza. Perché in realtà abbiamo importanti esempi di battaglie in
difesa dei beni comuni che hanno saputo suscitare consensi ed
attivare energie inattese. La lotta NO-TAV vale per tutti. Basta una
Cgil che segua l’esempio di quel movimento, con lo stesso coraggio
e la stessa determinazione per impedire la privatizzazione delle
Poste.
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