venerdì 22 novembre 2013

SALDI DI FINE NAZIONE

di Sergio Bellavita



Comincia a prendere forma il piano di dismissioni e privatizzazioni di imprese pubbliche da parte del Governo. L'imperativo come sempre è uno solo: fare cassa e abbattere il debito. In realtà, esattamente come avvenuto negli anni novanta, si prepara una stagione di grandi regalie a imprenditori, multinazionali e manager dei salotti che contano. Proprio come negli anni novanta dietro la presunta strategia industriale e finanziaria illustrata da Letta a sostegno dei saldi 2014, c’è il vuoto assoluto, l'incapacità di un paese allo sbando di difendere il suo patrimonio produttivo e industriale. 
Fincantieri, la storica azienda di navi, Enav il colosso dell'aereonautica civile che nel 2012 ha chiuso il bilancio con 34 milioni di euro di utile, STm gioiello a livello mondiale della microelettronica con oltre 10.000 dipendenti in Italia, Grandi stazioni. A ciò si aggiunge il piano di Finmeccanica che ha già praticamente ceduto Ansaldo Energia ai Coreani di Doosan e si appresta a vendere Ansaldo Sts, fiore all'occhiello del segnalamento ferroviario nel mondo in cambio della silenziosa chiusura di AnsaldoBreda e, con essa, della storia del treno in Italia. Ultima, ma non meno clamorosa, l'uscita del Consiglio dei ministri che riguarda la possibile cessione di parte rilevante della Cassa depositi e prestiti, società pubblica che custodisce gli oltre 300 miliardi di euro di risparmi dei libretti postali degli italiani. 
Tutto è in vendita, sempre che sia appetibile per il mercato. Ovvero produca utili, il resto delle imprese poco proficue si spezzetta, si chiude un po' alla volta facendo pagare i costi agli stessi che lo pagano già sul piano sociale. Cosa aspetta la Cgil a costruire una mobilitazione vera contro le politiche del governo Letta? I tranvieri genovesi hanno dimostrato che lottare si può e si deve. Bisogna costruire un movimento di lotta che rimetta al centro i bisogni degli uomini e delle donne e non continuare ad assistere passivamente al precipitare delle classi popolari in una condizione sempre più drammatica. Lo sciopero generale Cgil, Cisl, Uil di 4 ore dei giorni scorsi è stato probabilmente il meno partecipato degli ultimi 30 anni. Un flop che non parla della passività sociale delle masse, ma di quella di gruppi dirigenti ormai avulsi quando non complici di quanto avviene. Le ricadute politiche e sociali dell'esperienza Letta, se non si caccia questo Governo, saranno durissime a sinistra, anche per chi oggi si oppone ma solo a parole.

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