All’assemblea
di Bologna si era insistito molto sulla questione del metodo,
affinché il nostro documento non si riducesse a una semplice lista
della spesa un po’ più radicale di quella proposta dalla
maggioranza. Mi sembra invece che le 18 pagine del documento siano
state riempite con le nostre rivendicAZIONI, in linea di massima
condivisibili, lasciando però poco spazio al problema del metodo che
è fondamentale. Perciò proprio alla fine aggiungerei un paragrafo
molto breve che potrebbe essere intitolato così:
15)
CONCLUSIONI: UN ALTRO METODO PER IL SINDACATO CHE È UN’ALTRA COSA
Le
nostre rivendicAZIONI, sono molto più
radicali di quelle proposte fin qui dalla Cgil. Ma anche
rivendicazioni più modeste non saranno mai possibili fino a che il
metodo della Cgil sarà quello degli accordi a tavolino, per via
diplomatica, saltando a piè pari i lavoratori. Più
di tutto noi proponiamo un altro metodo.
Non serve una Cgil che, incapace di difendere una parte ben precisa
della società, pretenda addirittura di rappresentare gli interessi
di tutto il Paese, cioè dei padroni e dei lavoratori. Serve una Cgil
classista, non interclassista; una Cgil che si occupi solo ed
esclusivamente dei lavoratori. E una Cgil che si occupa solo dei
lavoratori, non siede ai tavoli della pace, prima ancora di aver
fatto la guerra. Prima
praticherà il conflitto, poi eventualmente siederà al tavolo della
pace per le trattative.
Una
Cgil così, alternativa, non fa appello continuamente a partiti e
governi. L’appello sistematico a partiti e governi per ottenere
improbabili tavoli di trattativa, è funzionale a una burocrazia che
non vuole muovere la base o perché tiene il piede in due staffe o
perché non ha fiducia nei lavoratori. Questa
Cgil, la solita Cgil,
non otterrà niente se non di “sedere” ancora di più i
lavoratori, perché li renderà ancora più apatici,
deresponsabilizzandoli e illudendoli che qualcuno al posto loro possa
risolvere i loro problemi. La Cgil radicalmente diversa di cui
abbiamo bisogno, ha fiducia solo nei lavoratori, si appella quindi in
tutto e per tutto a loro, sfruttando ogni occasione per inculcargli
nella testa la coscienza della necessità di una mobilitazione dura e
prolungata. Fino a che questa coscienza non sarà penetrata nella
pelle dei lavoratori, la Cgil risparmierà le forze, stando assieme a
loro nella sconfitta, senza sprecare energie in scioperi inutili e
simbolici funzionali solo agli apparati burocratici, ma soprattutto
senza sedere per forza ai tavoli della resa indecorosa, perché
incondizionata, ai padroni e ai loro governi.
Lorenzo Mortara
RSU Fiom-Cgil
Rete28Aprile
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