Con la ben nota arroganza e violenza di sempre la banditesca proprietà dell'Ilva ha deciso di mettere in scena l'ennesimo ricatto contro la giustizia. Operai in libertà e niente stipendi dopo il sequestro di parte del tesoro di famiglia accumulato sugli omicidi e sullo sfruttamento selvaggio di uomini e territorio. Ma la gravità eccezionale di questa vergognosa decisione che suscita imbarazzo persino negli ambienti più retrivi del Paese, non distoglie la Uilm dalla difesa a oltranza dell'azienda. Secondo Ghini, esponente di rilievo della Uilm, la magistratura minerebbe la ripresa sequestrando i beni della famiglia... Parole che abbiamo già udito nella infinita vicenda Berlusconi che appaiono ancora più incredibili in bocca ad un sindacalista! Ora più che mai è necessaria la nazionalizzazione dell'azienda, non un commissariamento che prelude purtroppo ad una lenta, inesorabile consunzione del patrimonio industriale, occupazionale senza peraltro la necessaria bonifica.
Sergio Bellavita
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