Pubblichiamo la Sintesi dell'intervento di Sergio Bellavita e il documento presentato all'assemblea dei delegati Fiom di Rimini del 26/28-09-2013
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Care compagne e cari compagni,
nella nostra analisi, proprio per seguire lo schema proposto da Landini, occorre guardare a quanto accade, al bilancio della nostra iniziativa con il massimo rigore. Pochi giorni addietro la Troika economica che presidia le politiche di rigore, guarda caso in contemporanea con le elezioni in Germania, era ad Atene a vigilare sull'applicazione dei brutali tagli imposti a quel popolo.
Non sono passati anni da quella drammatica notte in cui il parlamento greco accoglieva il terribile e umiliante ricatto imposto al popolo Greco. L'odio, tra popoli, governi, è riemerso nella piccola vecchia Europa, continente che è sempre stato nella storia fucina delle più grandi tragedie dell'umanità . Mi ha colpito il bel film documentario di Ken Loach sullo "spirito del 1945". Quel sentimento diffuso nei popoli che avevano vinto la guerra contro il nazifascismo di non ricadere nelle politiche devastanti che tra disoccupazione di massa e povertà avevano, alla fine della prima guerra mondiale, preparato la seconda grande guerra. Cosi è nato quel compromesso che ha visto, a partire dall'Inghilterra, edificare il modello sociale europeo. Oggi, è in corso una grande vendetta di classe, è proprio quel modello che viene cancellato. Ci sono soldi per le grandi opere, per salvare le banche, per le armi, per gli F35 ma non ci sono soldi per le scuole dei nostri figli, per le pensioni dei lavoratori, per la sanità pubblica. La verità è che il debito pubblico e la crisi sono grandi pretesti proprio per cancellare il modello sociale europeo, per piegare tutto: dalle costituzioni antifasciste alla legislazione sul lavoro, al ruolo della contrattazione, sino alla natura stessa delle organizzazioni di rappresentanza per pagare il debito. Ma la crisi non è un evento naturale, non siamo vittime di un destino cinico e baro. Ci sono precise responsabilità. Certo la politica, le imprese, ma dov'era il sindacalismo confederale? O ha ceduto piegandosi senza lottare o ha accolto e sostenuto attivamente le politiche d'austerità sul versante legislativo e contrattuale. Un processo che, pure con sensibili differenze, interessa l'intera europa. Se si vuole davvero fare un bilancio dell'iniziativa sindacale bisogna guardare alla condizione concreta degli uomini e delle donne che vogliamo rappresentare. E da questo punto di vista non si può non ammettere il devastante peggioramento della loro condizione. Dalla cancellazione delle pensioni, alla controriforma del mercato del lavoro con l'abolizione dell'art.18 sino alla resa senza condizioni della Cgil sulla difesa del contratto nazionale con l'accoglimento delle deroghe, sino all'intesa sulla rappresentanza del 31 maggio scorso che certifica l'adesione al modello Marchionne su esigibilità e rappresentanza, la Cgil è pienamente responsabile di quanto accaduto. I contratti nazionali, dall'ultimo firmato sui somministrati che cancella ogni possibilità di stabilizzazione dei precari passando dall'accordo Confapi che accetta le deroghe e che è tutto piegato su una bilateralità che arriva a dare risorse al sindacato persino come quote di assistenza contrattuale, hanno un solo segno, quello del peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Oggi sono i padroni a chiedere l'apertura della contrattazione. È la cosiddetta contrattazione di restituzione imposta grazie all'accordo del 28 giugno.
Per queste ragioni occorre smettere l'ipocrisia di un sindacato, compresa la Fiom, che parla di diritti salari e pensioni e pratica l'esatto opposto.
Senza una rottura del 28 giugno, del 31 maggio e sopratutto senza la rottura netta e radicale di ogni limite e compatibilità imposte dai trattati europei, dal pagamento del debito, non solo non c'è nessuna possibilità di conquistare un seppur piccolo risultato ma saremo destinati al progressivo drammatico impoverimento. Smettiamola di spandere ipocrisia. Non si può lottare contro la precarietà, i bassi salari, i tagli allo stato sociale senza rompere con le scelte e le pratiche disastrose di questi anni.
Sabattini nel 2001 decise di rompere con quella concertazione che stava distruggendo ogni antagonismo sindacale e si apri la stagione degli accordi separati. La Fiom tornò a scioperare da sola dopo 35 anni. Oggi si compie il percorso esattamente opposto. Dico a Landini: continuiamo insieme la battaglia iniziata anni fa nella discussione interna alla Cgil. La storia non è finita. C'è un'umanità che non si rassegna. Basta guardare alle primavere arabe, ai tanti movimenti, dalla Turchia alla Spagna, che attraversano il pianeta. La sete di giustizia e eguaglianza sociale è insopprimibile nella storia dell'umanità.
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Il Documento conclusivo in formato pdf potete scaricarlo qui
Qua potete scaricare il suo ordine del giorno in solidarietà ai No-TAV bocciato dall'assemblea.
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